Femminismo Trash

1 > 10 Agosto 2007 – Palazzo Mediceo Spazio espositivo Cappella Medicea (Seravezza) a cura di Serena Cinelli

13 Maggio > 22 Maggio 2008 – Sala Rappresentanza – Palazzo Ducale (Lucca) a cura di Serena Cinelli

Chiara Cinelli - Charlie's Angles - acrilico su tela - 50x70cm - 2008
Chiara Cinelli - Stepfanie Kramer - acrilico su tela - 70x50cm - 2008
Chiara Cinelli - Lindsay Wagne - acrilico su tela - 50x70cm - 2008
Chiara Cinelli - Nichelle Nichols - acrilico su tela - 70x50cm - 2008
Il progetto “Femminismo trash – studio delle icone femminili della televisione”, rappresenta la risposta artistica e squisitamente disincantata all’insolente domanda che ormai da tempo bussava insistentemente alle porte della coscienza dell’artista e della donna Chiara Cinelli:

come riuscire a lanciare un messaggio visibile, provocatorio e sferzante, sul tema ormai lacero e troppe volte abusato della condizione femminile, del femminismo e della cultura di genere, nell’apatia cronica di questo 2008 in cui tutto tende ad appiattirsi e ad ingrigirsi negli angoli polverosi di una coscienza collettiva politica, culturale e sociale tristemente relegata in soffitta? La soluzione al dilemma si è palesata nella mente dell’artista in maniera insperata, nel bel mezzo di una notte insonne, durante la visione di una replica notturna di una puntata di Star Trek: lo stridore presente nel personaggio dell’unico ufficiale donna dell’equipaggio, tra l’apparente emancipazione e la prosaica relegazione ad un improbabile quanto femminile ruolo di centralinista spaziale, deve aver prodotto nell’artista l’effetto del trillo dei campanelli nei vecchi dischi delle fiabe sonore, il quale avvertiva anche i più assorti nell’ascolto che era arrivato il momento di voltare pagina.

Da allora è partita una febbrile ricerca sulle icone femminili dei telefilm americani dagli anni sessanta fino quasi ad oggi e la casa dell’artista è andata via via popolandosi delle immagini di quelle donne, emblema di un femminismo spazzatura colpevole di averle meramente strumentalizzate per lungo tempo, con il vile pretesto di presentarle come modelli di forte emancipazione femminile. Ho avuto il privilegio di assistere alla genesi di questo progetto artistico, nonché alle varie fasi di realizzazione delle singole opere. E devo confessare che in più di un’occasione ho colto (o mi è parso di cogliere) un’intenzione forte e risoluta nel fare dell’artista, che andava chiaramente al di là della comprensibile volontà di esprimere se stessa e di realizzare un buon prodotto: essa era l’intenzione compiaciuta e consapevole di rappresentare finalmente per quei personaggi femminili l’opportunità postuma di un’emancipazione reale.

Testo di Luisa Lorenzoni