Credevo che questo fosse il secolo del sesso,
invece è il secolo della cucina.
Apri la televisione e non si vede altro che questi
che spadellano col cibo biologico.
Paolo Poli
“Food porn” è un termine usato per la prima volta dalla scrittrice femminista Rosalind Coward nel libro Female Desire-Women’s. Sexuality today. Il significato potrebbe essere “da mangiare con gli occhi” e consiste nella presentazione su riviste patinate o libri di cucina, social media, TV, blog, di fotografie di piatti che fanno venire l’acquolina in bocca.
La presentazione del cibo, l’estetica del piatto e il desiderio, quasi sessuale, che stimolano, assumono maggiore importanza rispetto al lavoro, agli ingredienti e all’abilità necessarie a cucinarlo, tanto che ovunque imperversano immagini che rasentano la pornografia, di torte glassate, carni succulente, paste sugose e fragole grondanti di cioccolato, che niente hanno da invidiare alle ragazze copertina di Playboy.
Nell’era digitale, le immagini, i commenti e le condivisioni hanno assunto un peso enorme nella relazione sociale, tanto che non si può mangiare un piatto se prima non lo si è postato su Facebook. Sui social media dove il fenomeno del “Food porn” è esploso, le fotografie sono studiate nei minimi dettagli per provocare un desiderio irrefrenabile… assaggiare, addentare, divorare… diventare voyeur di un piacere da gustare con gli occhi, una pornografia dove il cibo è il sesso.
In questo ultimo decennio il “Food porn” è diventato una vera tendenza, si sono moltiplicati reality show, programmi tv, blog, riviste di cucina con protagonisti chef duri e severi, che sono divenuti i nuovi porno-divi, capaci di sedurre con i loro piatti dall’aspetto impeccabile e godurioso, tali da scatenare e soddisfare le voglie più irrefrenabili…
In fondo il mangiare è un vizio ancora tollerato.